IL BRACIERE

 FRANCESCO ANASTASIO


IL BRACIERE
Oggi è difficile rivedere un braciere in mezzo alla strada. Rivedere un braciere oggi, mi farebbe ricordare il tepore che emanava durante le serate invernali.
Il mio ricordo di bimbo va a Toniella Ranierì, era la badante del mio bisnonno Matteo che aveva il compito di riempire il braciere con la carbonella ed attizzare il fuoco. Se ne consumava tanto di questo carbone tante' che nel giardino di casa i nonni avevano fatto costruire una carbonaia.
Un locale di circa 10 mq dove era ammassato questo prodotto.
A Tropea i nonni materni ogni sera si riunivano intornl a questa fonte di calore
per recitare il Santo Rosario.
Il compito di ravvivare le braci, una volta portato dentro cassa, spettava a nonno Gerardo, aveva acquistato il diritto di essere custode del fuoco. Lo faceva con delicatezza ricoprendo le braci ardenti con la cenere e quando era necessario riattizzava il carbone con un ventaglio.
Ci si “accontentava”, in fondo quella era la vita e pochi se ne lamentavano. La televisione se ne vedeva poca, non era ancora il “nuovo focolare”.
Io ricordo di non aver avuto mai freddo, eravamo sempre in movimento. Dopo aver fatto i compiti, correvamo in strada a giocare e quindi a stancarci. Dopo cena ce ne stavamo in disparte in una camera anche meno calda a leggere e a terminare i compiti.
Ogni tanto facevamo capolino nell'altra stanza ed era allora che i grandi interrompevano le loro discussioni perché erano “discorsi da grandi” che noi ragazzi non avremmo dovuto ascoltare.
In questa atmosfera ricordo che le candele , le famose "steariche" erano sempre a portata di mano. In quel tempo saltava spesso la corrente e tutto si fermava e subentrava in noi fanciulli una grande paura del buio , mendre in genere si impreca contro il barone Musco.
Finita la serata parte della brace veniva messa in un contenitore metallico che fungeva da scaldino, i grandi sollevavano le lenzuola e lo adagiavano sul letto, subito dopo si entrava tra le lenzuola intiepidite predisponendosi a gustare un tepore che facilitava il piacere di “sogni d'oro” come usava dire mia madre.
Serate di un passato lontano , odore di carbone acceso, e di bucce di limoni o mandarini messi sulla cenere a odorare l’ambiente. Tornare indietro, negli anni della fanciullezza, è un desiderio che oramai hanno in pochi considerando che nessuno rinuncerebbe alle comodità dell’oggi , rivivere l’atmosfera della felicità e della spensieratezza di quel periodo è solo un esercizio dell’anima scontenta.
Ringrazio il buon Dio di aver trascorso una fanciullezza felice ,spensierata, con la gioia delle piccole cose.



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