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Visualizzazione dei post da novembre, 2022

IL MIO PALLONE DI CUOIO

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 FRANCESCO ANASTASIO IL  MIO PALLONE DI CUOIO  Domani inizierà il campionato del mondo di calcio. Ed io, brevemente, desidero parlarvi dell'attore più importante: il pallone.  I primi palloni del football delle origini, siamo quindi in Inghilterra, vennero prodotti utilizzando la vescica di maiale. Successivanente si utilizzò la pelle di mucca ricavata dalla groppa . Le cuciture erano fatte a mano,  un sarto esperto impiegava non meno di 3 ore per mettere insieme un pallone di cui 15 minuti soltanto per applicare l’ultima cucitura.  Le prime palle da calcio, in pelle sintetica,composte dalla  sequenza di 32 esagoni e pentagoni debuttarono sul palcoscenico europeo agli inizi degli anni ’60.  Questo pallone , con gli esagoni bianchi e neri non ha avuto rivali per decine di anni fino all’Europeo del 2004, torneo dove venne presentato il primo pallone realizzato con la termosaldatura. Questa rivoluzionaria tecnica, a differenza della cucitura a mano, permetteva di sostituire gli esagon

NATALE PAPPACODA

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FRANCESCO ANASTASIO   RISPETTO PER IL PANE DON NATALE PAPPACODA I giovani della mia età ricorderanno certamente la rivendita del pane in Piazza Matteotti del sig. Natale Pappacoda. Dopo aver lavorato nel suo forno automatico per tutta la notte ,don Natale alle ore 6 iniziava la vendita del suo pane fragrante nel suo piccolo locale di piazza Matteotti. Ricordo la fila che si creava ed il profumo invadeva tutta la piazza. Questo mio ricordo, trova spunto dal fatto che una mia amica mi ha " aggiunto " in una chat, direte .. .ma quale attinenza. È proprio sulla parola " aggiunta" che vado a spiegarvi....don Natale, uomo preciso ed onestissimo , produceva svariate forme e qualità di pane. Tra queste, " a cururra" , un pagnotta rotonda con un " buco" al centro che nella produzione non raggiungeva mai il peso di un Kilogrammo . Per questo motivo, il buon Natale " aggiungeva" un panino o un pezzetto di pane tagliato da cururra. Eccovi spie

La benedizione delle auto 1950

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 FRANCESCO ANASTASIO L’Automobile Club di Reggio Calabria fu istituito nel 1926 da un gruppo di imprenditori, sportivi e professionisti. Lo scopo principale era quello di promuovere lo sport automobilistico e crearvi attorno una serie di assistenze e manifestazioni. Erano anni di pionierismo puro e si accostavano all’Ente ,appena nato, possidenti,imprenditori e appassionati .   Tra le attività intraprese non vi fu solo lo sport automobilistico, tenuto sempre in grande considerazione, ma attività collaterali di grande impatto sociale , come ad es. La Benedizione degli autoveicoli (cerimonia molto sentita dalla popolazione e dagli automobilisti nonchè da tutte le strutture pubbliche e dalle massime autorità ecclesiastiche). Questa foto, risalente al 9 Marzo 1950, ne è testimonianza. Mio nonno Gerardo , nella foto, era un grande appassionato di automobili. Io sono il bambino a sx, la bella auto era una Lancia Agusta di colore amaranto e ci troviamo in piazza Duomo a Reggio, per la benediz

Ernesto De Simone - Un bell'esempio

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FRANCESCO ANASTASIO  SAPETE COS'È UN BELL'ESEMPIO?  ADESSO VE LO SPIEGO. Nel non lontano passato, le attività commerciali erano fiorenti e la maggior parte dei commercianti affrontavano le situazioni che si presentavano con tranquillità e spirito di sacrificio, poiché comprendevano che riuscivano a superarle. Io sono nato in una famiglia di commercianti e quindi ero un predestinato. In conclusione, l'ho fatto per oltre 50 anni. È stato un periodo di apprensione, di soddisfazioni, di incontri con persone affidabili ed alcune volte con persono meno affidabili. Complessivamente, è stata una esperienza di vita intensa che, svolta nella mia città, mi ha permesso di conoscere bene le persone del territorio. Questo che sto per raccontarvi è successo molti anni fa e lo racconto con un sentimento di rispetto nei confronti di questo cliente , additandolo ad esempio del vivere corretto. Non ho difficoltà a fare nome e cognome, poichè il ricordo di quanto è successo mi emoziona e

Il 2 Novembre

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 La Festa dei Morti in Sicilia Fino al 1943, nella nottata che passava tra il primo e il due di novembre, ogni casa siciliana dove c’era un picciliddro si popolava di morti a lui familiari. Non fantasmi col linzòlo bianco e con lo scrùscio di catene, si badi bene, non quelli che fanno spavento, ma tali e quali si vedevano nelle fotografie esposte in salotto, consunti, il mezzo sorriso d’occasione stampato sulla faccia, il vestito buono stirato a regola d’arte, non facevano nessuna differenza coi vivi. Noi nicareddri, prima di andarci a coricare, mettevamo sotto il letto un cesto di vimini (la grandezza variava a seconda dei soldi che c’erano in famiglia) che nottetempo i cari morti avrebbero riempito di dolci e di regali che avremmo trovato il 2 mattina, al risveglio. Eccitati, sudatizzi, faticavamo a pigliare sonno: volevamo vederli, i nostri morti, mentre con passo leggero venivano al letto, ci facevano una carezza, si calavano a pigliare il cesto. Dopo un sonno agitato ci svegliav