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Visualizzazione dei post da novembre, 2023

Il cappello alla Calabrese

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 FRANCESCO ANASTASIO Il caro amico Salvatore Genovese mi ha inoltrato questo suo lavoro. Si tratta del cappello alla Calabrese . AL caro Salvatore i miei complimenti per la fedele riproduzione. Durante il Risorgimento il tipico berretto con la penna era indossato dai rivoluzionari di Cosenza e Reggio. Da allora divenne simbolo di ribellione e venne esaltato anche da Verdi e Garibaldi. Ma la cosa ancora più singolare, e forse meno conosciuta ai più, è che uno dei tratti distintivi più evidenti di uno dei più famosi ed apprezzati corpi dell’Esercito Italiano, gli Alpini, fin dalla sua costituzione, 15 ottobre 1872, riprende il “cappello alla calabrese” -  ROCCO GRECO, nel suo articolo afferma che il cappello degli Alpini è calabrese.     Durante il Risorgimento, oltre al tributo di sangue versato alla patria dagli innumerevoli martiri, la Calabria donò all’Unità d’Italia anche un cappello. Un copricapo che divenne il simbolo della sollevazione del popolo italiano contro le tirannie stran

Nunzio Gallo cantante

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 FRANCESCO ANASTASIO UNA SERA AL PINCIO CON NUNZIO GALLO FESTIVAL DI SANREMO Il primo festival ad essere trasmesso in televisione fu la 5a edizione, quella del 1955 anche se non dall'inizio ,ma dalle 22,45 dopo la fine del varietà di grande successo Uno due e tre con Tognazzi e Vianello. Nel 1957 le trasmissioni erano giunte anche da noi e per me fu il primo festival seguito in TV. Lo presentavano Nunzio Filogamo assistito da Marisa Allasio, Fiorella Mari e Nicoletta Orsomando. La vittoria andò alla coppia Claudio Villa e Nunzio Gallo con la canzone Corde della mia chitarra. Nel 1957 ,per motivi di studio, i miei genitori mi mandarono a Roma. Il mio ricordo è di una serata estiva  splendida nei giardini  del Pincio ,dove si esibi Nunzio Gallo. Una voce molto calda. Alla fine dello spettacolo mi avvicinai e lui gentilmente mi rilasciò il suo autografo sul pacchetto di sigarette dello zio, non avevo trovato di meglio. Lo conservai per molto tempo, in seguito lo persi. Nel 1993 Nunzio

L'OMBRELLAIO

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 FRANCESCO ANASTASIO DON MICU L'OMBRELLAIO DOMENICO DE MARCO L'ombrellaio,direte voi, ma che mestiere era ? Eppure era un mestiere molto antico, ormai scomparso. Era un mestiere del tempo passato, di quel tempo in cui il risparmio familiare era d'obbligo. Tutto si conservava con cura, perché tutto doveva durare nel tempo e quindi anche l'ombrello veniva riparato quando qualche asta di ferro si rompeva . A Gioia , nei miei ricordi, in forma ambulante veniva svolto da don Micu " U brachatu" , chiamato così per il suo timbro di voce . Don Micu girava tutti i rioni per raccogliere il suo lavoro.Le donne lo fermavano con la raccomandazione: " vi raccomandu nommmu u perditi, ca chistu sulu luci a fera" , e don Micu con voce ferma ed in perfetto italiano: " domani e' pronto, state tranquilla. Solo che quel " domani " significava un paio di mesi e forse anni. E nel momento della restituzione dell'ombrello sistemato, il povero don Micu

LA FRUTTA MARTORANA

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FRANCESCO ANASTASIO  Frutta martorana, che nome curioso! Viene tradizionalmente preparata nelle celebrazioni della Festa dei Morti. Deve il suo nome alla Chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio o della Martorana, eretta nel 1143 da Giorgio d'Antiochia, nei pressi del vicino monastero benedettino, fondato dalla nobildonna Eloisa Martorana nel 1194, nel centro storico di Palermo dove le suore la preparavano e la vendevano fino alla metà del 1900. Molti anni fa, in una delle mie prime visite in casa della mia Andy a Bucarest ,ricordo di aver regalato alla mia buona suocera Maria, un cestino con questi frutti tutti colorati. Non li mangiò mai, lasciò questo cestino in bella vista nella sua vetrina per oltre un decennio. A conclusione di questo giorno ,dedicato ai nostri defunti, questo post vuole essere il mio amorevole ricordo di mamma Maria . Una donna che, nella sua breve vita, ha lasciato nei nostri cuori, il ricordo della sua grande bontà.