MASTRHU PASCALI NOSTRO

 FRANCESCO ANASTASIO

MASTRU PASCALI NOSTRO

Un esilarante racconto dell'amico Rocco Ruggiero pubblicato sul suo libro " Racconti faceti" .

La foto concessa da Sante Pellicanò rappresenta una delle prime band di Gioia e molto probabilmente risale al 1920. 

Rocco, data la sua conoscenza, ha individuato, seduto il primo da dx , Mastru Pascali. 

Rocco lo conosceva bene e lo descrive come persona molto scherzosa, solo che nel racconto, è Mastru Pascali a subirne le conseguenze.

Mastru Pascali, come vedete dalla foto, era un provetto trombettista. 

Gioia Tauro ebbe l'alto onore di essere visitata dal Prefetto di Reggio Cal. Nell'occasione, a mastru Pascali toccò l'onore di suonare l'attenti all'arrivo dell'alto rappresentante. Tutte le autorità del paese convennero alla stazione per dare il benvenuto. All'arrivo del Prefetto, mastru Pascali portò la tromba alla bocca per intonare le solenni note.

Poggiò  le labbra al boccaglio e un bruciore micidiale gli avvampò le labbra.

Capì  che qualcuno gli aveva cosparso la tromba con la qualità più irritante di pepe in polvere. Rosso in viso, con le labbra che gli bruciavano, con le budella che gli si torcevano, continuò a suonare.

Ma quando trovò l'autore dell'infame oltraggio, a modo suo, 

sa scuntau, e comu se sa scuntau!

Ma sempre bonariamente.

DAL LIBRO DI ROCCO RUGGIERO

" RACCONTI FACETI ". 

Ecco comu sa scuntau Mastru Pascali Nostro.

Vi ho raccontato la burla che subì don Pascali con il peperoncino sul boccaglio della tromba. Dopo breve ricerche individuò nell'amico calzolaio Roccu sangunazzu, l'autore.

Il giorno dopo si recò da un vicino di casa di Roccu, il quale vedendo arrivare mastru Pascali esclamò " e vui chi faciti 'cca!.

Purtroppo vi devo comunicare " ca moriu mastrhu Roccu sangunazzu".

" Ma comu succediu, era 'cca cincu minuti fa chinu i vita".

E chi voliti, nci piggjiau nu capustotico nda chiazza Matteotti.

Comunque dicitincillu a 'sso cugnatu e no a 'sso mugghieri.

Il cognato lo riferì alla povera moglie. Appresa la notizia,lo strazio della donna si propagò per tutto il vicinato.

Seguita da un corteo di uomini, decise di andare in piazza Matteotti sul cui selciato giaceva il povero marito.

All'altezza di Via Alessio, si palesò alla vista masthru Rrocci, che  moggio moggio se ne tornava a casa.

La moglie, portandosi le mani al viso: si mise a gridare " Focu meu, focu meu, è vivu, è vivu. Abbracci e baci circondarono il risorto.

Rientrando a casa masthru Rroccu, andò nel ripostiglio, afferrò un randello deciso di andare a trovare mastru Pascali.

Poi si ricordò del pepe e di quanto alla stazione  aveva gioito. Buttò il bastone,e capì che quel giorno era toccata a lui.

Rimasero amici come prima.

Conoscere aspetti ed aneddoti del proprio passato, servono per non far cadere nell'oblio il lavoro e la dedizione di molte persone legate al proprio paese.

Il mio plauso all'amico Rocco, che con lodevole passione , ha dedicato tempo alla ricerca di storie di vita cittadina, ricordandoci che il passato può essere fonte di insegnamenti per una convivenza civile ed armoniosa.





La tromba, cimelio della famiglia Nostro, foto concesseci dalle nipoti.

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