L'AQUILONE

FRANCESCO ANASTASIO

 L' AQUILONE

( A pianeta. Suggerimento di Pino Sciarrone.)

Sono in spiaggia sdraiato su di un lettino. Il mio sguardo, in questo istante, si è poggiato su di un aquilone, che si staglia nel cielo azzurro tenuto al filo da una bimba  felicissima.

A noi ormai cresciuti negli anni, resta un piacevole ricordo di questo gioco che, magari aiutati da un amico piu grande , costruivamo con cura adoperando fogli.di giornale che incollavamo all'arco della struttura con della colla di pesce.

Era un lavoro delicato al quale, per un buon funzionamento, dovevi prestare attenzione.

Una volta sistemati gli anelli laterali, che servivano per dare stabilità, l'aquilone era pronto per spiccare il volo. Il punto ideale per noi che abitavamo nel rione di Villa Pons, è sempre stato la villetta, c'era sempre quella brezza che ti permetteva di mandare l'aquilone sempre più in alto..

Quando era ben in alto, gli mandavamo il ' telegramma", altro non era che un foglietto di carta bucato al centro, sul quale scrivevamo un nostro pensiero e che una volta inserito nel filo, per via del vento raggiungeva l'aquilone lassù in alto. E qui ogni volta scattava l'applauso.

Alcune volte, per l'altezza, il filo si spezzava e tutti noi, con il cuore in gola, rimanevamo a guardare il cielo finchè spariva dalla nostra vista.

In quel tempo, per noi fanciulli, l'aquilone era il simbolo della libertà, ma anche dell'energia e della leggerezza.


L'Aquilone

Ed ecco ondeggia, pencola, urta, sbalza,

risale, prende il vento; ecco pian piano

tra un lungo dei fanciulli urlo s'inalza.


S'inalza; e ruba il filo dalla mano,

come un fiore che fugga su lo stelo

esile, e vada a rifiorir lontano.

(L'Aquilone di Giovanni Pascoli)



Ricevo da Salvatore Genovese 

Il disegno e la dedica per la figlia Marta.









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