LUCIANO BARBARO SCRIVE AD UN COMPAGNO DI CLASSE

 


Ciao Martino,
dopo la telefonata di ieri ho pensato con piacere al tempo in cui eravamo compagni di scuola.
Lo siamo stati per cinque anni all’Istituto Tecnico “F. Severi” di Gioia Tauro, al secondo piano del plesso di via Nunziante. Al primo piano, con entrata da un altro portone, c’era la Scuola Media dove risuonava la voce autorevole del Vice Preside Alfonso Del Re che ammoniva “La Scuola è un tempio, una chiesa, più di una chiesa!”
Ai quattro angoli di quell’incrocio con via S. Pugliese erano ubicati: il bar Stanganelli con accanto l’omonimo albergo; di fronte il negozio di generi alimentari di don Ciccio Prota; dal lato opposto da una parte la sede INAM e, dall’altra, la rivendita di giornali del sig. Spizzica dove tutti noi compravamo anche i fogli di carta protocollo per i compiti in classe.
Erano anni importanti per la nostra formazione e quella classe mista del corso Commerciale sezione A, variegata ed allegra, è stata una palestra di vita molto importante che abbiamo frequentato dal 1962 al 1967. Ognuno di noi, con il proprio bagaglio personale in termini di sensibilità, apertura mentale, conoscenza, socialità, allegria, fantasia, attenzione per gli altri ecc., e con l’educazione che aveva ricevuto nella propria famiglia, ha cominciato a costruire il proprio avvenire.
Ogni tanto mi piace ricordare, e qualche volta raccontare, ma solo a persone sensibili e capaci di apprezzare la delicatezza del racconto, come fosse una pagina da libro “Cuore”, la storia di due nostri compagni di classe che per otto anni, tre di Scuola Media e cinque di Istituto Tecnico, ogni mattina partivano da un vicino paesino agricolo per raggiungere a piedi le scuole di Gioia Tauro, percorrendo circa 7 Km. in 1 ora e 30 minuti, ed a volte anche di più, con ogni condizione climatica, con il caldo e con il freddo, con il sole o con la pioggia ed il vento.
Lo stesso facevano per il ritorno.
Solo negli ultimi due anni hanno avuto la possibilità di spostarsi in bicicletta.
Hanno affrontato questo duro impegno all’età di 11 anni e lo hanno terminato a 18 anni. Non avevano grilli per la testa ma una grande tenacia ed erano semplici ed onesti come le loro famiglie. Per il loro carattere aperto, leale ed allegro, tutta la classe voleva loro un gran bene. Avevano ben chiaro il proposito di fare bene e di ripagare i sacrifici ed il duro lavoro che i loro genitori affrontavano ogni giorno nei campi. Il loro impegno nello studio è stato esemplare, come i loro sacrifici, con ottimo profitto e senza mai lamentarsi delle oggettive difficoltà che affrontavano tutti i giorni. Dopo del diploma entrambi, sia in ambito lavorativo che nelle comunità in cui hanno vissuto con le loro nuove famiglie, hanno conseguito ottimi risultati umani e professionali.
Tra le storie che la vita mi ha fatto conoscere in quegli anni, questa è molto significativa.
Sono certo che ricordarla farà piacere anche a te ed a qualche compagno che sta leggendo queste righe.
Ti vorrei ancora dire che, se ci si ferma per qualche minuto davanti alla fontanella che , ora come allora, si trova in un angolo di quell'incrocio, ascoltando solo ciò che il cuore può sentire, mentre scorre l’acqua e solo se si è stati alunni di quelle Scuole, si può sentire ancora il suono delle campanelle che, ad ogni ora, hanno scandito il tempo di tante lezioni, di tante emozioni, di tante scoperte, di successi, di sconfitte, di rivincite, di risate, di gioie, di dolori e di tutto quello che è stato il primo bagaglio formativo di ciascuno di noi.
Si possono sentire l'allegria e la spensieratezza, ma qualche volta le difficoltà, di tante ragazze e di tanti ragazzi che, tra una lezione e l’altra, cominciavano a respirare la vita.
Nello scroscio dell'acqua, si risentono le voci di tanti insegnanti che hanno contribuito alla nostra formazione. Gli animi più sensibili, inoltre, riusciranno ad ascoltare le trepidazioni dei nostri genitori che, pur essendo a casa o al lavoro, spesso entravano col pensiero in quelle Scuole e speravano nel futuro di noi figli.
L'acqua continua a scorrere e, come in un grande album, si rivedono i volti e risuonano le voci di tanti compagni, anche di altre classi, dei professori, degli addetti alla segreteria, dei bidelli e di tante persone care.
Ad ovest, come ben sai, la piccola via Nunziante è delimitata dal Campo Sportivo “Cesare Giordano”.
Nelle ore di educazione fisica che, nelle belle giornate, abbiamo trascorso il quel campo, molte volte con i pochi soldi che riuscivamo a raccogliere tra tutti i compagni, prendevamo in affitto un pallone dall’indimenticabile custode mastro Ntoni Sergi. Alla fine della partitella, madidi di sudore e sporchi di terra, rientravamo a scuola non senza prima passare da quella fontanella per dissetarci, per rinfrescarci ed anche per raccontare qualche storia che, dopo tanti anni qualcuno, forse, mentre l'acqua scorreva e il tempo passava, avrebbe riascoltato e raccontato.
A te ed a tutti i miei compagni di scuola di tutte le classi, un abbraccio.
Luciano Barbaro



LA MIA RISPOSTA
Grazie caro Luciano per il tuo ricordo, che non è un semplice racconto, bensì l'espressione più alta del nostro essere. Di quell'essere giovani di quel tempo , di quell'essere consapevoli di ciò che ci circondava, di quell'essere che ti donava una partecipazione emotiva agli eventi che facevano parte delle nostre giornate. Sono convinto che semplicemente attraverso queste nostre testimonianze , i giovani d'oggi posso comprendere, se ne hanno desiderio, la diversità del vivere di quel tempo. Forse vigeva in noi un senso di maturità che ci permetteva di carpire in maniera completa tutti gli aspetti del vivere.
Il tuo racconto rappresenta per me vita vissuta, nel leggerlo non ti nascondo che l emozione è partecipe ed il nodo alla gola è inevitabile. Per la nostra età saremo ripetitivi, ma va bene così!
Come non comprendere che era il il tempo dell'amicizia sincera che scaturiva in una continua dimostrazione di affetto, da affinità di sentimenti e da vicendevole stima.
Grazie per evermi pensato, questi argomenti, come ben puoi comprendere, sono per me, linfa vitale.
Grazie, lo conserverò.





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