Sacerdote Francesco Riso



Francesco Riso nacque a Gioia Tauro il 1 aprile del 1914 da Rocco e Maria Scappatura. Anche se con origini gioiesi i Riso erano imparentati con i De Felice di Jatrinoli, infatti il nonno del sacerdote, Giuseppe Riso, aveva sposato la signora Caterina De Felice, originaria di Jatrinoli, la quale apparteneva ad una nobile famiglia del posto. Undicesimo di 12 figli, Francesco nell’ottobre del 1927, a 13 anni, entrò nel Seminario Vescovile di Mileto. MonsignorPasquale De Lorenzo nella Cronistoria della Parrocchia di Sant’Ippolito Martire in Gioia Tauro dal 1924 al 1963 appunta:
ottobre 1927, parte per il Seminario il giovinetto Francesco Riso… lo accompagna il nostro augurio e la nostra preghiera, perché sia un giorno sacerdote dotto e santo.
16 giugno 1940, risulta negli avvenimenti del tempo, l’ordinazione sacerdotale del Diacono Riso Francesco, avvenuta a Mileto per mano di S. Ecc. Rev.ma Mons. Paolo Albera.
23 giugno 1940, quasi eco dell’esultanze delle ordinazioni sacerdotali dei Sacerdoti Pratticò Vincenzo e Pipino Giuseppe (1937), la Parrocchia esulta per la terza elevazione al sacerdozio di un altro suo figlio, nella persona del sac. Riso Francesco che celebra oggi la sua Prima Messa in Parrocchia.
Al Vangelo fu esaltata la figura del sacerdote, l’altezza della sua dignità e la sublimità dei suoi poteri, riferendo tutto al novello sacerdote. Erano presenti tutti i parenti, molti amici e grande folla di fedeli che, al termine della Messa, hanno baciato la mano al Sacerdote, in particolare la madre che, con la gioia di avere un figlio ministro di Dio, rendeva completa la gioia dello stesso sacerdote, al quale va l’augurio fervido di lungo e fruttuoso ministero, sempre nella luce di questo giorno. Nel pomeriggio, nei locali dell’Asilo Santa Giovanna Antida, le Organizzazioni Cattoliche hanno offerto un ricevimento con saluti di augurio e poesie al Novello Sacerdote, subito dopo un altro ricevimento, offerto dalla famiglia nella sala della Società Operaia, dove si sono rinnovati gli auguri e i saluti.
Terminati gli studi al Seminario di Mileto, dal mese di novembre del 1940 al mese di giugno del 1942, fu coadiutore a Gioia Tauro e successivamente il Vescovo della stessa Diocesi, mons. Paolo Albera, lo nominò, con decorrenza 22 maggio 1941, Padre Spirituale della Chiesa del Rosario di Rizziconi (RC) dove rimase fino al 1946. Alcuni avvenimenti del periodo di permanenza di Don Francesco Riso a Rizziconi (1941 - 1946) li rileviamo dal libro “Lo sbarco in continente il bombardamento tedesco del 6 settembre 1943” di Antonio Catananti Teramo edizioni Città del Sole 2004 dove, Catananti, con grande meticolosità e passione descrive gli avvenimenti della seconda Guerra Mondiale a Rizziconi soffermandosi con particolarità al bombardamento sulla cittadina avvenuto il 6 settembre 1943. Scrive Antonio Catananti Teramo nel suo libro: …Nel maggio del 1941 una nota di colore nell’ambiente religioso paesano arriva quando, per aiutare il parroco, giunge un giovane prete, Ciccio Riso, che si sistema ‘a chiesiola (SS Rosario).

Per l’esuberante gioventù del loco è un vero e proprio toccasana: uno stuolo di giovanissimi frequenta la chiesa, si forma una bella “Schola cantorum” e l’Azione cattolica. Si sta assieme, tra una preghiera e una “mangiata”.

Nel descrivere il bombardamento, del 6 settembre 1943, su Rizziconi appunta: …nel fuggi fuggi generale, c’è un prete, Francesco Riso che “sfidando le bombe” certo non si risparmia ad aiutare i feriti, fino a caricarseli sulle giovani spalle; che non trascura di coprire pietosamente quei morti con coperte e lenzuola, che lui stesso afferra dove gli capita o che mani pietose gli porgono; non vuole, don Riso, che al sangue e ai brandelli di carne sparsi per strada possano avvicinarsi cani, o peggio i maiali, che liberi circolano ancora per le vie del paese. Ma il suo dovere è ancora un altro, e lui ben lo sa: ungere d’olio quei poveri resti per dare l’estrema benedizione a quelle donne, a quegli uomini e a quei bambini che, per la maggior parte, così deturpati, più non sembrano corpi.…Melina Sganga, 14 anni… il giovane Riso la raccoglie per portarla dal medico, dove, quasi giunto a fatica, la tenera Melina ha solo il tempo di spirare tra le braccia del prete, intrise del suo sangue innocente. Catananti riporta ancora un episodio narrato personalmente a Lui dal Sacerdote Francesco Riso nel 1984…Una staffetta germanica in ricognizione, nella confusione, si reintroduce in paese per sincerarsi della situazione circa il ventilato arrivo degli “alleati” come quella bandiera bianca aveva erroneamente indotto. Don Riso, il prete, sta prestando assistenza ad un personaggio tipico del luogo, “Chieli Piscitè” svenuto per paura su un marciapiedi. Riconosciutolo dall’abito scuro, lo sguardo freddo dei soldati, per un attimo, s’incrocia con quello altrettanto gelido del sacerdote, quasi a sfidarlo. Mercoledì 8 settembre 1943 …tra calorose manifestazioni di benvenuto gli alleati (in prevalenza scozzesi) fanno il loro ingresso in paese … un capitano britannico, entrato nella chiesetta del Rosario, scambia due chiacchiere con don Riso; poi, nel salutarlo, fa un’offerta di 10 dollari che il prete porge alla sacrestana Natuzza, per i bisogni della chiesa.

Il 6 settembre 1976, in occasione della inaugurazione della stele a ricordo dei caduti del 1943, da lui insistentemente sollecitata e fortemente voluta, il Comune di Rizziconi, per i meriti riconosciuti, conferiva a Francesco Riso una medaglia d’oro al valore civile che lui, come segno della sua grande devozione verso la Madonna, offriva all’Immacolata Concezione.

Nell’agosto del 1945 don Riso arrivò per la prima volta a San Martino per aiutare il vecchio sacerdote del tempo, il Canonico Giulio Celano (1900 – 1945), gravemente ammalato.

La nomina ufficiale a parroco di San Martino, però, porta la data del 31 marzo 1946. A ricostruire il periodo di Don Riso a San Martino ci aiuta la mente storica della parrocchia di quel tempo, la signorina Angelina Varone, - Classe 1920 – che ci dice: “si è interessato a completare la facciata della chiesa, perché l’intonaco non esisteva, mettendo le due statue del Sacro Cuore di Gesù e del Cuore di Maria, che aveva acquistato con il contributo di tutta la popolazione, anche internamente la chiesa venne tinteggiata, partecipando in prima persona.

Nel 1946 istituì la Confraternita dell’Apostolato delle Preghiere, molto seguita dai fedeli del paese. Durante il suo Ministero Sacerdotale si manifestarono le vocazioni delle quattro sorelle Galante, che si unirono alla sorella Teresina, entrando a far parte della Congregazione delle figlie di S. Veronica. Ricordo pure che nel 1948 in occasione della visita a San Martino della Statua della Madonna della Montagna, gli abitanti di Cannavà si volevano impossessare della sacra effigie per portarla nell’ omonimo paese, senza farla passare per San Martino. Don Riso con grande autorità, fermezza e con ordini ben precisi disse: “tutte le donne presenti e i bambini mettetevi sotto la vara della statua della Madonna e non tiratevi indietro per nessun motivo”; questo episodio ci colpì tutti e rimase nella storia del nostro paese. L’asilo del Centro Italiano Femminile (CIF), per suo volere, fu denominato “Asilo Pio XII”. Ricordo le celebrazioni religiose seguite da tutta la popolazione, specialmente quelle del Santissimo Sacramento, quando il dottore Domenico Megale e il professore Alfredo Politi, personalità sempre al centro delle attività religiose del nostro paese, portavano il baldacchino.

In occasione dell’anno giubilare del 1950 all’ingresso del paese costruì la grotta di Lourdes e l’inaugurazione avvenne l’8 dicembre del 1954 alla presenza del Vescovo di Mileto mons. Vincenzo De Chiara. Nel 1958, lungo la strada che porta a Taurianova, fece collocare il Santissimo Crocifisso. Nel 1960 diede inizio alla costruzione della scuola materna, adibita oggi a Canonica, e fu il fondatore della scuola Media di San Martino che nel 1962 tenne le prime lezioni nei locali della parrocchia. In occasione del venticinquesimo anniversario della sua Ordinazione sacerdotale, avvenuta il 23 giugno 1965, organizzammo una grande festa con la partecipazione del Vescovo di Mileto mons. Vincenzo De Chiara. Voglio anche ricordare, continua ancora la signorina Angelina, che nella nostra chiesa esisteva anche la statua di Santa Lucia che si trovava nella nicchia dove adesso si trova il Santissimo Crocifisso. Un giorno dei primi anni 50, mentre don Francesco stava adoperando una scala da lavoro, gli cadde addosso la statua, che, essendo costruita in cartapesta, si frantumò tutta, e al suo posto venne posizionata la statua di Sant’Antonio, la quale rimase fino al 1999, quando Don Antonio Scordo, la tolse per mettere il Crocifisso.”
Don Riso a San Martino era un riferimento per tutti, si rivolgevano a lui per qualsiasi cosa: per cercare lavoro, per non pagare una multa, per essere accompagnati nella vicina Taurianova o a Gioia Tauro per prendere il treno… essendo uno dei pochi ad avere, in quegli anni difficili, l’automobile; aveva rapporti con la popolazione e si faceva volere bene da tutti.
Quando qualche parrocchiano non faceva come lui pretendeva, utilizzava un metodo che ai sammartinesi non piaceva molto, come la ritorsione: infatti quando si faceva la processione della statua di San Martino dava disposizioni di non far passare la statua del Santo davanti alla casa del parrocchiano che non aveva assunto comportamenti integerrimi e gli diceva: spetta ‘ca a Santu Martinu… st’annu u vidi.
Non avere la statua di San Martino davanti casa, per i sammartinesi, era un grande smacco, e così il parrocchiano si convertiva al suo volere. Nel 1949, per spostarsi più velocemente in paese e nelle campagne limitrofe, il nostro Sacerdote acquistò una Lambretta e molto spesso si vedeva in giro per il paese e quando arrivava davanti al bar per partecipare a qualche chiacchierata o a qualche giocata a carte era una festa: birra per tutti e gelati per i più piccoli.
Don Riso ufficialmente rimase a San Martino fino al 30 settembre 1973 data in cui fu trasferito a Gioia Tauro, continuando a fare il buon pastore nella sua chiesetta, dedicata all’Immacolata, che si prodigò a restaurare.
All’età di 86 anni, si spense nella casa di Cura per anziani di Rizziconi: era il 9 marzo del 2000.
Don Ciccio, come si faceva chiamare, riposa per sempre, in attesa della resurrezione, nel cimitero di Gioia Tauro dove una grande scultura commemorativa lo ricorda.
di Vittorio Savoia












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