Mons. Giuseppe Silipigni

VITTORIO SAVOIA
IL GIOIESE MONS. GIUSEPPE SILIPIGNI SACERDOTE E MISSIONARIO IN TERRA D'AMERICA 
Di Vittorio Savoia
Il 13 novembre 2004, in occasione delle celebrazioni per il 150° del dogma dell'Immacolata Concezione e del centenario della chiesa e dell'antica statua della Madonna Immacolata, ho tenuto una conferenza sulla figura di ":Giuseppe Silipigni di Gioia Tauro, l'uomo, il prete, il precursore dei tempi". Richiamare, alla memoria e rievocare persone che hanno lungamente operato, lasciando grandi testimonianze e grandi esempi d'impegno e, allo stesso tempo, di umanità e di bontà, lo sento, anche oggi, come un dovere morale, che deve essere in ognuno di noi, perché esse rappresentano i cardini ideali di riferimento su cui reggono i valori della vita." Giuseppe Silipigni nasce a Gioia Tauro il 3 febbraio 1877 da luigi e da Rosa Tomaselli. Trascorre la sua fanciullezza nello storico quartiere del "Piano delle Fosse", frequentando l'allora unica e - per certi versi, decadente chiesa cittadina, situata, nello stesso sito dove oggi c’è la chiesa di s. Antonio, all’ingresso del borgo. Nonostante le difficili condizioni di allora, Giuseppe Silipigni visse felice la prima fanciullezza, fino a quando all’età di nove anni perse il padre tant’è che ebbe a dire che provò “l’angoscia dell’orfano” ed il “dolore” s’impresse "nella sua anima”. In quella triste occasione gli fu vicino il parroco, don Paolo Rugiero, che lo curò come se fosse suo figlio. Don Paolo, lo educò “ai soavi sentimenti dell’amore di Cristo, tanto che il Silipigni si convinse che il sacerdozio fosse la via da percorrere. Frequentò, quindi, il seminario, prima a Mileto e poi a Roma. Ordinato sacerdote nel 1899, il Silipigni si dedicò all’insegnamento nel Seminario di Mileto, allora sede di una delle più importanti diocesi meridionali, facendosi subito apprezzare per la sua preparazione culturale, non comune. Insegnavano in quel seminario, valenti professori quali il latinista D. Giovanni Manfrida, lo storico Francesco Pititto ed i giovani Antonio Galati e Bruno Occhiuto, poi elevati all’episcopio. Il giovane Silipigni, fra tante personalità, si distinse, soprattutto, per le sue grandi qualità oratorie; La sua voce aveva una forza eccezionalmente magnetica e di notevole attrazione, tale da suscitare viva emozione in numerosi fedeli che andavano ad ascoltarlo. Fu un grande studioso dI cose sacre e di storia, ma nello stesso tempo amava scrivere poesie. “Ricordo di lui, scrisse il giornalista Galati, un gruzzoletto di poesie dal titolo - Altalena - pubblicate a Fano nel 1902, che esprimevano freschezza di sentire in forme svelte, e che facevano eco al suo argentino discorrere fra amici. Ma ciò che attraeva in lui era la schiettezza, segno di nobile cuore e di volontà d’azione per il bene che lo teneva in costante attività.” Silipigni fu anche giornalista di razza, fu direttore del mensile “La Stella degli Emigranti” e fondò un giornale locale dal titolo “Il Normanno”. Il Silipigni, nei momenti liberi si dedicava alla sua comunità, ai giovani ed alla propria città. In occasione dell’inaugurazione della chiesetta dell’Immacolata, che avvenne il 20 agosto 1904, i fedeli della Comunità religiosa del nuovo e popoloso rione della stazione, si dedicarono affinché la prima messa fosse celebrata da don Giuseppe Silipigni. Nel mese di quell’anno , per merito del Silipigni, fu celebrata, nella ricorrenza felice del 50° anniversario della proclamazione del dogma dell’Immacolato Concepimento di Maria, la festa in onore della Madonna Immacolata. Il giorno della festa, una folla strabocchevole seguì, per le vie del paese, la nuova statua dell’Immacolata. In quell’occasione, non mancarono i ringraziamenti al rev. Silipigni “ Una lode sincera al rev prof. Silipigni il quale nel suo zelo per la gloria de la Madre di Dio, non volle che mancasse alcuna cosa alle feste cinquantenarie – nemmeno il contributo de l’arte di Giuseppe Malecore – celebrate a sua cura ne la sua diletta Gioia. (Questa è la prima parte. La seconda parte, tra qualche giorno, la dedicherò al “Nostro Silipigni” missionario in terra d’America.)



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