BEATO PACIFICO NEL NOSTRO DUOMO

FRANCESCO ANASTASIO
Riceviamo da Edoardo Macino
in un articolo di " cronaca ieri oggi domani del 1997 vi è un articolo di Vittorio Savoia sul beato Pacifico, martire della fede.Nino Orso fa l'ipotesi che a portare i resti di uno dei martiri rinvenuti negli scavi delle catacombe romane e offrirlo a Gioja col nome simbolico di Pacifico furono gli antenati della casa di Cardinale. Ma questa ipotesi non è suffragata da alcun documento.
Il 7 ottobre del 1841 fu istituita da Ferdinando di Borbone la Fiera di San Pacifico "da svolgersi nel giorno della festa e nei due giorni precedenti". La fiera si svolgeva la prima domenica del mese di Maggio. Il giorno 8 luglio del 1971 fu fatta una ricognizione delle reliquie di San Pacifico e alla presenza di numerose autorità fu rinvenuto nell'urna:
1) la quasi totalità dello scheletro;
2) un'ampolla con la scritta sanguis S. Pacifici;
3) frammento del registro di arruolamento marittimo del 1821 con bollo di Ferdinando I, re delle due Sicilie.
Sulla reale provenienza delle reliquie da una delle catacombe romane non si hanno notizie, per quanto riguarda la datazione dello scheletro ed eventualmente sostenere la tesi di una provenienza da una delle catacombe dei primi secoli occorrerebbe fare un esame con il metodo del radiocarbonio i cui costi oggi sono abbastanza abbordabili.
A Gioia Tauro il nome Pacifico e' tramandato da alcune famiglie storicamente legate al Piano delle Fosse, questo ci induce a pensare che le reliquie siano presenti nella nostra città da alcuni
secoli.
DA Walter Bonanno
nel resoconto di mons. de Lorenzo vescovo di Mileto nell'ultimo decennio dell'800 durante la sua visita pastorale a Gioia, dove è dettagliata la chiesa e quanto contiene, fa menzione dell'altare di San Pacifico Martire ma non accenna alla presenza di reliquia alcuna.
ciò conferma la storiella che mi venne raccontata tempo secondo la quale i resti attribuiti a Pacifico appartengono ad un corpo anonimo ritrovato durante i lavori che portarono alla costruzione della chiesa di s. Antonio e che devozione popolare e clericale attribuirono al santo.
Questa sera ho avuto il piacere di rivedere l'amico Salvatore Genovese, ed ovviamente non ho perso l'occasione per chiedergli della celeberrima ispezione all'urna. Il ricordo era un po' appannato, ma sono emersi alcuni elementi utili:
- la teca odierna è quella originale;
- il corpo era, ed è, ricomposto per mezzo di una sorta di sacco che riproduce la forma di un corpo umano, all'interno del quale vi sono le ossa e la cui consistenza è ottenuta da pagine appallottolate di quello che sembra un registro marittimo borbonico;
- quindi non fu rinvenuta una sola pagina ma bensì molte e con quella funzione ben precisa;
- lo scheletro è mancante di molte parti, compresa la testa;
- da Santo venne "rivalutato" Beato per una sorta di re-interpretazione in chiave modernista della vicenda reliquie;
- le due campane che dalla vecchia vennero portate alla chiesa nuova sono "battezzate" una a sant'Ippolito e l'altra a san Pacifico;


Durante la ristrutturazione della tomba del beato Pacifico, Trieste Angelone, sagrestano storico del nostro Duomo, a devozione dei suoi genitori donò tutte le opere murarie. Un gesto di amore per questo luogo sacro che lo vide attento custode per oltre 50 anni.

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